Recentemente, un vescovo ha affermato che lo Stato della Chiesa fu ben più moderno di quanto certa cultura ha voluto far intendere. Secondo il prelato, il sistema sanitario e il servizio meteorologico erano all’avanguardia. Alé, bota sò, si dice qui in Romagna quando si invita l’interlocutore a rendere ancora più fantasioso quanto appare già inverosimile.
Il 20 ottobre, il Consiglio comunale di Ravenna ha approvato un ordine del giorno in cui si invita il Sindaco ad operare affinché la statua di Clemente XII torni in centro storico, dopo essere stata relegata, nel 1867, in un chiostro del complesso di S.Vitale.
Lo Stato della Chiesa fu feroce nemico della libertà quando già in Europa si diffondeva l’illuminismo. Lo foto di questo post è stata scattata in piazza Garibaldi. La lapide riprodotta ricorda – nella prima parte – patrioti ravennati morti sul patibolo, nelle carceri, in esilio proprio a causa del potere papalino a Ravenna. Sono uomini di cui si vorrebbe perdere la memoria, ma furono partigiani della libertà.
Dare visibilità alla statua del papa-re Clemente XII, alludendo al suo farsi promotore di opere civili, è un tentativo di ridare credito al regime papalino. A quando la riscoperta della figura di Mastro Titta?