L’ICI/IMU SULLE PARITARIE E’ OTTOCENTESCO !

Il giorno 8/9/2016 usciva sul Resto del Carlino, cronaca di Faenza, un articolo con lo stesso titolo utilizzato da noi, in cui il Vescovo di Faenza ,Mons. Toso, si lamentava del fatto che molti Comuni abbiano avviato le pratiche per fare pagare le tasse (ICI/IMU) anche alle scuola private paritarie (cattoliche) a seguito della sentenza della Corte di Cassazione dell’8/7/2015 con i dispositivi nn. 14225 e 14226 in cui vengono spiegate le ragioni del SI’ al pagamento di dette tasse.. Abbiamo inviato una nostra replica al Vescovo tramite lo stesso giornale con l’invito a pubblicarci, ma il risultato è stato davvero sorprendente. Ci vengono concesse solo  poche righe in risposta, mentre ancora ampio spazio viene lasciato alle lamentele dei parroci della Diocesi faentina e ancora allo stesso Vescovo Toso.  A onor del vero a questi rispondono anche alcuni rappresentanti delle Istituzioni locali, ma soltanto per ricordare che le tasse le applicano solo sulle scuole che siano gestite da privati e non dalla chiesa. I sindaci di Brisighella e Solarolo affermano che nei loro Comuni non vi sono locali adibiti a scuole che siano considerati a scopo di lucro, pertanto sono esentasse. Qualora le parrocchie affittassero o demandassero ad altri la gestione delle scuole, allora si applicherebbero l’ICI/IMU.  Bel discorso, complimenti !! Ma la sentenza della Corte di Cassazione succitata, dice che se tu fai pagare una retta per la scuola alle famiglie che ci mandano i propri figli, allora fai attività commerciale e quindi deve essere sottoposta a tassazione.

Resta comunque il problema di fondo, la valanga di denaro pubblico che viene elargito con molta generosità alla chiesa cattolica, apostolica, romana è tantissimo. Basti leggere il nostro sito:  http://icostidellachiesa.it/  per rendersene conto, tenendo in considerazione  che queste cifre sono ormai datate e il loro ammontare dovrebbe essere aggiornato al rialzo. Rimane l’ assurda pretesa da parte di una chiesa che si dichiara “povera” , parole dello stesso Papa Francesco,  e che invece fa capo ad uno Stato che è il più piccolo del mondo, ma è il più ricco del mondo !

Rimane l’assurda pretesa di “dettare” l’agenda politica ad uno Stato che dovrebbe essere autonomo, indipendente e sovrano , con una classe dirigente supina e distesa come uno zerbino ai “diktat” provenienti da Oltre tevere.

Che dire,  noi cerchiamo di fare informazione e diffondere i principi di ” laicità” più volte richiamati anche dalle nostre stesse Istituzioni.   Il resto dipende dalla nostra volontà a lottare perché ciò avvenga.

 

 

Carlino 9.9.2016

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L’ICI/IMU SULLE PARITARIE E’ OTTOCENTESCO !

Sul Resto del Carlino di oggi, 8/9/2016 cronaca di Faenza, il Vescovo Toso,  attacca la Pubblica Amministrazione perchè i Comuni chiedono il pagamento dell’IMU alle scuole private paritarie (cattoliche), definendo queste richieste “ottocentesche”.
Riporto di seguito la risposta che ho inviato al Carlino di Faenza, con la speranza di essere pubblicato, a nome della UAAR Prov.di Ravenna.

Spettabile Redazione, in merito all’articolo apparso sul vostro quotidiano, cronaca di Faenza in data 8/9/2016 di cui all’oggetto, la UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) della Provincia di Ravenna, osserva quanto segue:

Le parole del Vescovo di Faenza sono inopportune e strumentali, poiché a chiedere di tassare (IMU) le scuole private ancorchè paritarie, non è solo la Corte Costituzionale con la recente sentenza emessa lo scorso 8/7/2015 disp.nn.14225 e 14226 , ma anche l’Unione Europea (UE) che se ne era occupata nel corso degli anni 2008,2010, 2012 e 2014 contro cui hanno sempre fatto ricorso le Autorità ecclesiastiche. In sostanza la UE considerava aiuti di Stato e concorrenza sleale la mancata tassazione delle attività commerciali, (ristorazione, librerie ecc.ecc.) ivi comprese le scuole e la sanità private gestite da Enti ecclesiastici. (Riporto da La Repubblica del 5/11/2014 http://ricerca.repubblica.it/…/imu-alla-chiesa-la-ue-riapre…)
Ricordo inoltre all’esimio Prelato, che lo stesso Papa Francesco, ha sempre sostenuto che è giusto pagare le tasse e che inoltre lo stesso vangelo attribuisce a Gesù le parole con le quali afferma che è giusto dare a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare. Resta però da stabilire che cosa appartenga a Dio e che cosa appartenga a Cesare, ma questo lo può stabilire solo lo Stato, non certo la chiesa.
Quanto ai presunti risparmi che le scuole private cattoliche permetterebbero allo Stato e ai Comuni, è del tutto infondato. E’ vero il contrario. Infatti un “fiume” di denaro viene erogato a queste scuole (500.530.000 euro a.s. 2015/2016, come riportato da Avvenire il 12/8/2016 http://www.orizzontescuola.it/scuole-paritarie-sbloccati-5…/ cui vanno aggiunti fondi Comunali e Regionali) a discapito delle scuole pubbliche, cui nel corso degli anni sono stati fatti tagli feroci.
Quanto alla affermazione che solo l’Italia vuole fare pagare la tasse alle scuole cattoliche, mentre Francia e Spagna le sostengono economicamente, posso rispondere che anche l’educazione sessuale nelle scuole di quasi tutta Europa viene insegnata. Ad esempio in Germania e Olanda è obbligatoria in tutte le scuole , ivi comprese le private cattoliche ( vedasi la puntata di Presa Diretta su RAI 3 del 31/01/2016 http://www.presadiretta.rai.it/…/ContentItem-ba005fa9-b53e-…)
mentre in Italia, la chiesa cattolica in primis, si oppone ferocemente inventando in questo caso una fantomatica “teoria gender” che non esiste affatto e, impedendo ai nostri giovani di usufruire di un insegnamento fondamentale per evitare violenze e abusi sessuali a discapito delle categorie più deboli e il rispetto per le persone con identità di genere diverse.
Pertanto e concludo, ben consapevole della forte “pressione” che le Autorità d’Oltre Tevere possono esercitare sullo Stato Italiano, mi auguro che le medesime Autorità, alle parole diano seguito ai fatti.
Claudio Pagnani
Uaar Prov.Ravenna

 

Carlino 8 9 2016

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RIUNIONE DI CIRCOLO DEL 14/09/2016

E’ convocata per mercoledì 14/09/2016 ore 21,00 la nostra consueta riunione di circolo dopo la pausa estiva, in via G. Rasponi 5 con il seguente   O.d.G.

1) Programmazione incontro con G. Sgrena al Mama’s di Ravenna  ( (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuliana_Sgrena)

2) Ccommemorazione per il XX Settembre 1870- Presa di Roma con la breccia di Porta Pia

3) Programmazione banchetti

4) Progettazione festa decennale Uaar della nostra Provincia per il 2017

5) Varie ed eventuali

 

Mail: ravenna@uaar.it

FB: www.facebook.com/groups/107033765983683/

Mostra Opere d’Arte: www.Laik-Aid.it

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VIETARE I GADGETS FASCISTI

Finalmente una buona notizia !  Alcuni Consiglieri regionali del PD hanno proposto una richiesta alla Regione per considerare  reato di apologia, la vendita di cimeli e gadgets fascisti. Speriamo che ciò avvenga il più presto possibile.

Regione E.R

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/07/27/news/_vietare_i_gadget_fascisti_l_iniziativa_della_regione_emilia-romagna-144932992/

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DEPOSITATA IN REGIONE UNA RISOLUZIONE PER LE SALE DEL SILENZIO

Finalmente dopo tanto insistere, anche da parte della UAAR, alcuni Consiglieri di maggioranza (PD) hanno fatto una interpellanza alla Regione perchè si impegni ad istituire in tutti gli ospedali presenti in Emilia Romagna, una sala dedicata “al silenzio”. Ciò in conformità a quanto previsto per tutte quelle persone che non sono cattoliche ma appartenenti a confessioni religiose diverse e  non credenti.

E’ stata depositata la richiesta e ora si attende la discussione in Aula e relativa decisione.

 

Ecco la richiesta:

 

 

UAAR Risoluzione Regione E.RUAAR Risoluzione Regione E.R_01UAAR Risoluzione Regione E.R_02UAAR Risoluzione Regione E.R_03

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CATTOLICI IN CALO

Un bell’articolo che , anche se limitato nel numero di persone intervistate, la dice lunga sulla realtà della situazione nel nostro Paese: i cattolici sono in calo. Ovvio che le gerarchie vaticane siano in allarme e, nonostante l’appoggio incondizionato dei mass media, ricorrono a tutti gli stratagemmi per impedirlo. Sta a noi, non credenti , far capire alla gente che non esistono miracoli o divinità, ma solo il libero arbitrio e il libero pensiero.

 

Cattolici ma non troppo, l’Italia dei giovani non crede più

Una ricerca di Franco Garelli sulla religiosità tra i 18 e i 29 anni. Il fenomeno è più diffuso al Nord e tra quanti hanno frequentato l’università

Secondo la ricerca Eurisko su un campione di 1500 giovani, nel 2015 gli atei dichiarati erano il 28% (il 23% nel 2007); quelli che credono solo per tradizione famigliare il 36,3%, ma di questi il 22% afferma di non credere davvero in Dio

31/07/2016
andrea tornielli

Nel nostro paese Piccoli atei crescono. S’intitola così la ricerca curata dal sociologo Franco Garelli sulla religiosità degli italiani con età compresa tra i 18 e i 29 anni (Il Mulino, pp. 231, € 16). I risultati attestano che, in effetti, la secolarizzazione avanza tra i giovani del Belpaese, pur avendo ricevuto questi ultimi, per oltre il 90%, battesimo e prima comunione, e per il 77%, la cresima. L’Italia, un tempo «cattolicissima», è dunque ancora densamente popolata di battezzati sempre meno evangelizzati.

 

La ricerca, realizzata da Eurisko su un campione di circa 1500 giovani, è interessante sotto vari aspetti. Il 72% degli intervistati dichiara di credere in Dio (anche se ormai la fede intermittente prevale su quella certa); oltre il 70% si definisce in qualche modo «cattolico»; circa un giovane su quattro (27%) afferma di pregare alcune volte la settimana o più. Il dato sulla frequenza settimanale ai riti è decisamente più basso, coinvolgendo il 13% dei giovani (a cui segue un 12% che vi partecipa almeno una volta al mese), pur risultando il migliore nel panorama europeo. Siamo di fronte a una generazione ancora complessivamente «cattolica», osserva Garelli. Non si può pertanto parlare di un tracollo religioso, quanto piuttosto di una prosecuzione della «secolarizzazione dolce».

 

Perché allora quel titolo? Lo spiega il dato dei giovani non credenti, cresciuto di ben cinque punti percentuali in pochi anni: sono passati dal 23% del 2007 al 28% del 2015. I non credenti sono ormai uno dei gruppi più numerosi che si ottengono distinguendo i giovani a seconda del loro rapporto con la religione. Sono più dei «credenti convinti e attivi», ormai ridotti a una piccola minoranza del 10,5%. E sono più numerosi anche dei «credenti non sempre o poco praticanti», che rappresentano uno degli stili religiosi più diffusi nella nazione. I «piccoli atei» risultano secondi soltanto a un altro stile religioso in voga tra gli adulti ma anche tra i giovani: quello dei «credenti per tradizione e educazione» (36,3%), quanti cioè credono più per ragioni ambientali o anagrafiche o familiari che per motivi religiosi o spirituali. Vale inoltre la pena sottolineare che ben il 22% di questi «cattolici per tradizione e educazione» afferma in realtà di non credere in Dio, rientrando quindi in quella singolare forma religiosa che va sotto il nome di «appartenenza senza credenza». Se si sommano i non credenti dichiarati ai credenti per tradizione che però ammettono di non credere in Dio, si può concludere che i non credenti a livello giovanile siano oltre un terzo del totale.

 

Questi giovani non credenti sembrano rappresentare, osserva Garelli, «l’avanguardia moderna dell’Italia giovane, essendo maggiormente presenti nelle zone geografiche più dinamiche e produttive, tra quanti hanno un’istruzione elevata e nelle famiglie di medio-buona condizione socioculturale». Ad esempio, l’ateismo o l’indifferenza religiosa coinvolgono il 37% dei giovani del Nord, rispetto al 21% dei giovani del Mezzogiorno; e il 37% dei giovani che ancora studiano o hanno frequentato l’università, rispetto al 27% di quanti già lavorano e al 20% di chi non lavora.

 

La ricerca fa anche emergere una significativa difficoltà nel trasmettere ai figli la propria fede, specialmente quando è convinta e praticata. Al contrario, ateismo o religiosità soft si trasmettono più facilmente. Più della metà delle famiglie i cui genitori sono non credenti, infatti, hanno figli non credenti. E più della metà delle famiglie caratterizzate da un cattolicesimo culturale e poco religioso hanno figli che si riconoscono in questa stessa matrice religiosa.

 

Diversa è invece la situazione delle famiglie che si identificano in un cattolicesimo convinto e attivo. Solo il 22% di queste ha figli che si dichiarano «cattolici convinti e attivi». Tendenze, spiega Garelli, dalle quali si potrebbe concludere che le famiglie distanti da una prospettiva di fede hanno più probabilità delle famiglie religiosamente impegnate di trasmettere ai figli il proprio orientamento culturale. Sembra dunque più facile trasmettere da una generazione all’altra la «non credenza» o una «credenza debole» che un orientamento religioso più impegnato.

 

 

Cattolici ma non troppo, l’Italia dei giovani non crede più - La Stampa

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PRIDE 2016 BOLOGNA

 

Il PRIDE che si è svolto a Bologna il 25/6/2016 è stato molto partecipato con diverse migliaia di persone, piene di vivacità, colori e tanta tanta gioia e musica.

Ecco alcune foto:

 

 

 

 

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SENTENZA STORICA

Finalmente una sentenza storica da parte di un Tribunale della Repubblica che condanna una scuola privata cattolica per discriminazione sessuale, nei confronti di una docente sospesa perchè omosessuale. Ecco il testo tratto da “REPUBBLICA-ONLINE”

 
Trento, scuola condannata per discriminazione sessuale

Sentenza storica perchè riguarderebbe anche un caso di discrimazione collettiva, oltre ad essere il primo caso di sanzione per disparità sessuale verso un’insegnante convivente con una donna. L’istituto le aveva chiesto di “risolvere il problema”

Trento, scuola condannata per discriminazione sessuale
Una scuola cattolica non può discriminare per orientamento sessuale. A stabilirlo è stato il Tribunale di Rovereto che ha condannato l’Istituto paritario Sacro Cuore di Trento per “discriminazione nei confronti di un’insegnante”. Alla donna era stato chiesto di smentire delle voci per le quali avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con un’altra donna. La sentenza è storica perchè sarebbe “il primo caso di condanna mai pronunciata per discriminazione sessuale e la seconda per discriminazione collettiva”.

Cosa era accaduto nei dettagli? Al rifiuto della prof di accettare ingerenze nella propria vita privata da parte del datore di lavoro, il dirigente dell’Istituto le aveva almeno chiesto di impegnarsi a “risolvere il problema”. “La proposta aveva suscitato l’indignazione della docente – racconta l’avvocato Alexander Schuster – la quale non era stata riassunta e aveva perso il diritto ad ottenere la conversione del proprio contratto in un rapporto a tempo indeterminato”.

Il giudice di Rovereto “riconosce come l’istituto cambiò nel giro di pochi giorni la propria versione dei fatti più volte inclusa quella diffamatoria per la quale l’insegnante nel l’insegnante avrebbe turbato i propri alunni con discorsi inappropiati sul sesso”. Il giudice ha inoltre accolto le domande della Cgil del Trentino e dell’Associazione radicale Certi diritti di accertare “il carattere di discriminazione collettiva delle diverse dichiarazioni rilasciate dall’Istituto con le quali si rivendicava il diritto di non assumere persone omosessuali, ritenute inidonee ad avere contatti con minori”.

L’Istituto Sacro cuore è stato così condannato a risarcire 25.000 euro alla docente per danni patrimoniali e non patrimoniali e 1.500 euro a ciascuna delle organizzazioni ricorrenti. “E’ il primo caso di condanna mai pronunciata per discriminazione individuale per orientamento sessuale e la seconda per discriminazione collettiva – sottolinea l’avvocato Schuster – si tratta della prima sentenza che condanna per discriminazione un’organizzazione di tendenza dopo l’entrata in vigore della normativa antidiscriminatoria del 2003”.

L’insegnante ha commentato: “Nel tentativo di difendersi l’istituto mi aveva accusato di aver turbato gli studenti con discorsi inopportuni sulla sessualità. Ora lo Stato italiano garantisce il diritto mio e di ogni persona a non essere discriminata”.

Il segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti (Uaar) ha aggiunto: “Si tratta di una sentenza importante che ribadisce come il diritto alla libertà di religione non significhi “diritto” a discriminare. Un concetto che nel nostro Paese è bene ripetere spesso”.

 

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/06/23/news/trento_scuola_condannata_discriminazione_sessuale-142641134/

 

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PRIDE 2016 A BOLOGNA

Il Circolo UAAR di Ravenna, aderisce e partecipa al PRIDE 2016 che si terrà a Bologna sabato 25/6/2016 a partire dalle ore 15,00 con ritrovo al Parco del Cavaticcio in via Don Minzoni 18.

Successivamente alle ore 16,00 partirà un corteo. L’evento si svolgerà per le strade della città, investendola di colori, striscioni, bandiere, musica e balli e terminerà alle ore 20,00.

qui il link:http://www.bolognapride.it/evento/pride-libera-tutt-il-corteo-per-le-strade-di-bologna/

Chi fosse interessato, può contattarci scrivendo a : ravenna@uaar.it

 

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LAIK AID A LUGO

Ritorna la nostra mostra di opere d’arte con un’esposizione a Lugo dall’11/6/2016 fino  al 19/6/2016, a sostegno delle nostre iniziative e in difesa della laicità dello Stato.

L’inaugurazione ci sarà sabato 11/6/2016 alle ore 18,00 presso la Galleria Temporanea di via Foro Boario 75.  L’ingresso è libero e aperto a tutt*.  Ai partecipanti sarà offerto un buffet.

Ricordiamo inoltre che nell’ambito della mostra, venerdì 17/6/2016 alle ore 20,45 ci sarà una conversazione informale sulla libertà di espressione, cui parteciperanno fra gli altri Roberto Brunelli collezionista, critico e scrittore e Xante Battaglia, artista e docente presso l’Accademia di Brera. Ingresso libero.

Qui la locandina

LAIK AID 2016-laikaid

Alcune foto LAIK-AID 13 giugno 2016 LugoLAIK-AID Lugo 2016Laik-Aid  2016 a LugoLugo 13 giugno Laik-AidLugo- Laik-Aid 2016Lugo Laik-Aid giugno 2016

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