Il Resto del Carlino del 19 dicembre scorso, riporta che il Sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, a margine della presentazione del presepe vivente ha appeso nel proprio ufficio il crocifisso donatogli dal locale vescovo, di ritorno dalla Palestina. Il gesto ha questo significato:
È necessario coltivare le radici della nostra identità. È indispensabile tenere vive le nostre tradizioni. La laicità, principio in cui credo fermamente, non è il rifiuto della religione, ma il rispetto di tutte le religioni.
Fabrizio Matteucci, Sindaco di Ravenna
Identità? Tradizioni? Assolutamente d’accordo. Dobbiamo valorizzare i riti dei nostri antenati quali Lom a Mêrz e la Segavècia. Appena dopo Capodanno prepariamoci per i pasquarùl.
E la laicità? Il vocabolario della lingua italiana Treccani riporta che la laicità è la condizione di chi è laico, la cui accezione politica si rifà a sua volta al laicismo. Il laicismo si può riassumere come l’atteggiamento ideologico e pratico che si oppone all’ingerenza del clero nella vita civile ed afferma l’autonomia dello Stato e delle sue istituzioni, dall’autorità della Chiesa e dal suo magistero in ogni manifestazione della vita politica, sociale e culturale.
Forse, dal punto di vista culturale, appendere un crocifisso nel proprio ufficio di Sindaco non è un gesto molto laico.
Al sindaco Matteucci si potrebbero regalare altri simboli religiosi da appendere, così come (ad esempio) un foglio bianco per simboleggiare i non credenti giusto per ricordargli che è un pubblico ufficiale al servizio di TUTTI, suoi elettori e non, senza preferenze politiche o religiose.
Questo genere di conformismo ipocrita che ci riporta agli anni ’50, dovrebbe far arrabbiare molte persone. I non cattolici per ovvi motivi, ma anche i cattolici, poiché il simbolo più importante della loro reglisione è stato derubricato a “tradizione”. Un mezzuccio che fa sentire il sindaco a posto con tutti, ma offende, oltre ai sinfoli cittadini, l’istituzione che li rappresenta.