Fecondità e matrimoni: tendenze regionali

E’ stato diffuso recentemente un documento dell’ISTAT sugli indicatori demografici 2007. Papa Benedetto XVI in un suo discorso del 2006 affermava:

Vaste aree del mondo stanno subendo il cosiddetto “inverno demografico”, con il conseguente progressivo invecchiamento della popolazione; le famiglie appaiono talora insidiate dalla paura per la vita, per la paternità e la maternità.

Almeno in Italia, in diverse regioni in cui la pratica religiosa è più diffusa, l’indice di fecondità sta calando. Al contrario, nelle regioni più secolarizzate lo stesso indice di fecondità sta aumentando. Altro dato interessante è che le stesse regioni secolarizzate vedono un consistente aumento di nascite di figli naturali, quindi concepiti fuori dal matrimonio. In particolare, l’Emilia-Romagna è la regione con il più alto incremento di fecondità con una variazione positiva nel periodo 1995-2007 di ben 0,44 (ora a 1,41 figli per donna) a fronte di un tasso di nuzialità di 3,4 matrimoni ogni 1000 abitanti e di ben 28,8% nascite fuori dal matrimonio, come ad esempio, le unioni di fatto.

A Ravenna, si assiste ad un incremento del tasso di natalità (dall’8,6 del 2004 al 9,3 del 2007) e ad una sia pur lieve riduzione dell’indice di nuzialità (dal 3,5 del 2004 al 3,4 del 2007) che è comunque sensibilmente inferiore a quello nazionale (4,1 nel 2007).

Scorrendo i dati statistici sembra dunque che la società italiana non sia così permeata di spirito cattolico come la stragrande maggioranza dei mass media vorrebbero indicare. I matrimoni calano su base nazionale (da oltre 270.000 del 2002 ai poco più di 240.000 del 2007) e le nascite tendono a crescere proprio dove la Chiesa cattolica fatica di più a tradurre concretamente i propri propositi.

Siamo così sicuri che l’ossessiva presenza mediatica del clero risponda al sentire comune degli italiani?

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