La conversione di Matteucci

Il Sindaco di Ravenna, Matteucci, ha pubblicamente manifestato* di essere un convertito  cattolico.

Dopo avere disseminato indizi per tutto il suo primo mandato, ci saremmo molto stupiti se si fosse dichiarato ateo, buddhista o mormone. Quando un Sindaco, come successo nel dicembre 2009, riceve un crocifisso dal vescovo locale, ringrazia e lo appende nel proprio ufficio di amministratore pubblico, non occorre la consulenza del commissario Maigret o di Dylan Dog per capire che, forse, questo Sindaco ha un legame particolare con la religione cattolica. Un rapporto privilegiato con la Chiesa cattolica che ha avuto cura di comunicare tramite la stampa.

Ci soffermiamo su due passi dell’intervista del Sindaco.

In primo luogo, difendere il diritto, e quasi il dovere, del Santo Padre e dei vescovi di intervenire attivamente e pubblicamente su temi di rilevanza sociale non può che trovarci d’accordo.

La libertà di espressione è una libertà fondamentale dei regimi democratici che fu duramente combattuta e repressa dalla Chiesa cattolica quando questa disponeva del potere politico. Oggi, vediamo dispiegare un grande attivismo politico verso i nostri rappresentanti eletti a governarci e verso i cittadini che si battono per la propria libertà di decidere della propria vita (Coscioni. Welby, Englaro ma anche tutte le coppie che scelgono di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita e le persone omosessuali che vorrebbero regolarizzare le proprie unioni affettive).

In secondo luogo, afferma che se la Chiesa interviene su questioni che riguardano la politica deve accettare un’interlocuzione da pari a pari, e quindi essere anche criticata.

Anche qui siamo completamente d’accordo. L’interlocuzione deve essere da pari a pari, quindi considerando che solo la Chiesa cattolica gode di straordinari privilegi economici di origine pubblica, occorre prima ripristinare una situazione di parità. Occorre eliminare i finanziamenti pubblici – statali, regionali e specificamente, comunali – alle confessioni religiose. Ricordando appena il miliardo di euro che, solo con l’8 per mille, lo Stato italiano versa annualmente nelle casse della Chiesa cattolica, qualche proposta, per limitarci al locale.

Come può pensare, il Sindaco Matteucci, che la Chiesa cattolica intervenga da pari a pari se lui stesso intende continuare a versare il 7 per cento degli oneri di urbanizzazione secondaria (circa 250.000 euro all’anno) al vescovado e rinnovare la convenzione con le scuole private paritarie di orientamento cattolico che è costata finora circa 500.000 euro all’anno?

E’ un caso bizzarro di laicità in cui, parafrasando George Orwell, tutti i cittadini sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri.

*La voce di Romagna, 26 giugno 2011.

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